giovedì 12 marzo 2009

Errori giudiziari: 5 innocenti al giorno finiscono agli arresti!



Si parla di ingiusta detenzione cautelare, vale a dire di quegli episodi in cui l’autorità giudiziaria, nella fase d’indagine dispone un arresto che poi si rivela per l’appunto illegittimo.
I numeri ufficiali sono impietosi.

Il ministero della Giustizia, ha calcolato che le cause di risarcimento che tali ingiustizie hanno originato in 5 anni, dal 2003 al 2007, sono state complessivamente 9.557 .
Cioè in in cinque anni è stato accertato l’arresto ingiusto di 10.000 persone!
Sempre in questo periodo lo Stato italiano ha dovuto sborsare in risarcimento per custodia cautelare illegittima la somma di € 206.000.000,00.
A cui bisogna aggiungere la cifra di € 7.000.000,00 che invece è stata riconosciuta a chi è stato processato e condannato ingiustamente.
In definitiva per un giorno di galera iniqua, lo Stato riconosce un indennizzo di € 235,83.
Mentre nel caso di arresti domiciliari, sempre imposti ingiustamente la cifra scende a € 117,91 al giorno.
A prescindere dai giorni di detenzione iniqua, lo Stato ha fissato un tetto massimo di risarcimento: poco più di € 500.000.
Tra le 27 Corti d’Appello italiche, la “maglia nera” dei procedimenti di riparazione per ingiusta detenzione, spetta a Napoli con 497 cause pendenti, mentre quella più virtuosa a Campobasso con 1 solo procedimento.
Nel dettaglio, i procedimenti pendenti presso le Corti, nel periodo 2003-07 sono:
1) CAMPOBASSO.n. 1
2) TRENTO..............3
3) BOLZANO............3
4) BRESCIA(4) *** 5) CAGLIARI(5)*** 6) TRIESTE(9)*** 7) SASSARI(17)*** 8) PERUGIA(20)*** 9) BOLOGNA(26)*** 10) ANCONA(29)*** 11) POTENZA(32)*** 12) GENOVA(36)*** 13) MILANO(38)*** 14) FIRENZE(41)*** 15) SALERNO(42)*** 16) L’AQUILA(47)*** 17) VENEZIA(50)*** 18) CALTANISSETTA(62)*** 19) PALERMO(69)*** 20) CATANIA(112)*** 21) ROMA(135)*** 22) MESSINA(144)*** 23) REGGIO CALABRIA(179)*** 24) LECCE(194)
25) CATANZARO..246
26) BARI...............382
27) NAPOLI..........497
dietro questi freddi numeri si nascondono: onorabilità, reputazioni e vite umane compromesse.
Il caso emblematico: l'arresto "spettacolo" del giornalista Enzo Tortora avvenuto negli anni '80.
Chi era Tortora?
Era un presentatore televisivo molto noto, molto quotato, un conduttore - come si dice oggi - da 28 milioni di telespettatori.
Finì, all’improvviso, in un tritacarne allestito dalla procura di Napoli sulla base di un manipolo di "pentiti" che prese ad accusarlo di reati ignobili: traffico di droga ed associazione mafiosa.
Con lui – prima che quell’operazione si sgonfiasse come un palloncino – finiranno nel tritacarne altre 855 persone.
Il suo arresto fu un evento mediatico.
Prima di trasferirlo in carcere i carabinieri lo ammanettano come il peggiore dei criminali e gli allestiscono una sorta di passerella davanti a fotografi ed operatori televisivi. L’Italia si spacca letteralmente in due tra innocentisti e colpevolisti. E la stampa, dichiaratamente forcaiola, riesce a dare il peggio di sé.
E’ la quasi estate del 1983. Comincia il "caso di Enzo Tortora", vittima sacrificale degli isterismi e dei pressappochismi dell’antimafia. Con Tortora la giustizia italiana fa un salto indietro di qualche secolo, coprendosi letteralmente di vergogna. Un gruppo di magistrati mostra i suoi lati più bui. Il presentatore televisivo viene tenuto in carcere per sette mesi, ottenendo appena tre colloqui con i suoi inquirenti. Gli indizi che lo accusavano sono debolissimi, praticamente inesistenti: oltre alle parole dei "pentiti", soltanto un’agendina trovata nell’abitazione di un camorrista. Un nome scritto a penna e un numero telefonico. Solo dopo lungo tempo si saprà che quel nome non era "Tortora", ma "Tortosa" e che il recapito del telefono non era quello del presentatore. Nel giugno del 1984 Enzo Tortora – nel frattempo divenuto il simbolo delle tragedie della giustizia italiana – viene eletto deputato europeo nelle liste dei radicali che ne sosterranno sempre le battaglie libertarie. Il 17 settembre 1985 (ad oltre due anni dall’arresto) Tortora viene condannato a dieci anni di galera. Nonostante l’evidenza, le accuse degli 11 "pentiti" (definiti da un giornale "la nazionale della menzogna") hanno retto al dibattimento. Con un gesto nobile, l’ormai ex divo della TV – protetto dall’immunità parlamentare - si consegna. Resterà agli arresti domiciliari. Il 15 settembre 1986 (a più di tre anni dall’inizio del suo dramma) Enzo Tortora viene assolto con formula piena dalla corte d’Appello di Napoli.Il 20 febbraio 1987 torna sugli schermi televisivi.Il 17 marzo 1988 Tortora viene definitivamente assolto dalla Cassazione.Il 18 maggio 1988, stroncato da un tumore, Enzo Tortora muore.
Resterà per sempre il simbolo di una giustizia ingiusta. Che di macroscopici errori, dopo di lui ne commetterà – purtroppo – ancora molti.
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