giovedì 21 gennaio 2010

A quando La Corte di Appello in Capitanata?


Questa non è una rivendicazione sindacale da parte degli avvocati, ma è un sacrosanto diritto di tutti i cittadini che risiedono in Capitanata, i quali vengono costantemente ignorati (tranne quando si và a votare...) sia dallo Stato che dalla Regione Puglia!

Pensate che il territorio della provincia di Foggia si caratterizza anche per la presenza di due circoscrizioni giudiziare – i Tribunali di Foggia e Lucera – la cui ragion d’essere è collegata a diversi elementi: vastità del territorio, numero di residenti, indicatori giudiziari.
Per numero di Comuni ed estensione territoriale, quella di Foggia è tra le province italiane più grandi; caratterizzata, inoltre, dalla compresenza di subsistemi geografici – zone appenniniche, Gargano, Piana del Tavoliere – che rendono particolarmente difficoltosi i collegamenti tra le diverse località.
A maggior ragione tra i centri della provincia di Foggia e il capoluogo regionale, sede della Corte d’Appello, della Corte d’Assise d’Appello e del Tribunale per i minorenni più vicini: in media occorre percorrere 165 chilometri per raggiungere Bari (ma gli abitanti di Vico del Gargano ne devono percorrere 232) con tutto ciò che ne consegue in termini di costi per i cittadini.
In rapporto alla popolazione residente – oscillante tra i 650.000 e i 700.000 abitanti – il numero degli affari penali e civili è tra i più rilevanti dell’intera regione Puglia.
Ciò anche a causa, sotto il profilo penale, dell’emersione di organizzazioni criminali di chiaro stampo mafioso, come accertato dalla magistratura. E’ quest’ultimo un elemento di forte pericolosità sociale e di elevata criticità economica, cui è necessario rispondere con l’attivazione, da parte dello Stato, di misure idonee sotto il profilo della prevenzione e della repressione. Tra queste c’è la costituzione della sezione locale della Direzione Distrettuale Antimafia, attuabile solo laddove esista una Corte d’Appello. Infine, la mancanza del Tribunale per i minorenni, e di un collegato istituto per la rieducazione minorile, provoca enormi disagi sotto il profilo sociale ai ragazzi coinvolti in procedimenti penali e alle loro famiglie, per la gran parte economicamente svantaggiate, le cui relazioni vengono di fatto interrotte pressoché totalmente a causa della distanza con il capoluogo regionale.
Cari colleghi e cari concittadini, questo non sarebbe un buon motivo per far sentire, almeno per una volta, all'unanimità, la nostra voce sia a Roma che a Bari?

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